la coscienza infelice del coatto. breve storia del funzionamento basico di un soggetto costretto a guidare col braccio fuori dal finestrino.

 

      

Nel luogo in cui vivo e lavoro, una vasta area compresa tra il territorio di Roma e quello dei Castelli Romani, vengono definiti volgarmente "coatti" taluni soggetti umani estremamente convinti di esistere. Questi, per via di tale malavventurata convinzione, hanno la tendenza a manifestarsi. 

Nel periodo estivo, che va ormai concludendosi, è possibile intercettarne qualche esemplare, non raro a dire il vero, impegnato alla guida del proprio automezzo, in un atteggiamento di esibizione del proprio disagio ormai tipico e caratteristico. 

E' diventato infatti di tendenza, nel popolo dei coatti, procedere alla guida dell'autovettura sporgendo, forzosamente e in una postura quantomai scomoda e innaturale, l'intero arto superiore sinistro (braccio, avambraccio e mano), lato finestrino, al di fuori dell'autoveicolo. 

L'arto viene tenuto convenzionalmente in verticale, perpendicolare al suolo e al senso di marcia, in modo che risulti fermo, rigido, premuto aderente sullo sportello lato esterno, contatto con la carrozzeria, con l'avambraccio ruotato leggermente oltre la normale e naturale pronazione

L'altro braccio, il destro, viene tenuto invece dritto con la mano sul volante a ore 13.00. 

La resa estetica è ovviamente ridicola.

Questi poveracci, come anticipato, manifestano anche così il loro disagio, ignari che qualsiasi dimostrazione di forza e di arroganza rappresenta in realtà esattamente il contrario, una ammissione di paura e di debolezza. Ciò è fin troppo banale. 

Il dato di interesse è che questi soggetti sono costretti (da qui il termine "coatto" dal latino coactus , p. pass. di cogĕreforzare, costringere) ad agire comportamenti, senza libertà di scelta. E' un livello basico di esistenza, quasi biologico. Nessun dubbio attanaglia la loro mente. Non sono esseri del dubbio ma della convinzione.

Il coatto alla guida ci ricorda anche però ciò che di coatto è dentro di noi.. le nostre "coazioni a ripetere" direbbe Freud. 

Ogni qual volta incrociamo un coatto alla guida, dopo una risata ripensando a questo breve articolo, cogliamo l'occasione per ripensare a ciò che agiamo, o che ci agisce, da dentro, apparentemente senza libertà di scelta. Quel coatto che ci abita è un elemento inconscio da decifrare, un ospite inquietante. A te cosa costringe a fare, dire, essere? 




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